3 buoni motivi per diventare cloud-native

Per la maggior parte delle organizzazioni, raccogliere i prossimi frutti nell’epoca del cloud-native richiederà un approccio completamente diverso.
Ci sono buoni motivi per farlo, proviamo ad analizzarli.


Sono tante le testimonianze dei numerosi vantaggi delle tecnologie cloud, testimonianze che arrivano dalle molte aziende che già utilizzano questo approccio. Da un recente sondaggio oggi il 92% delle aziende utilizza il cloud pubblico, anche solo come servizio (Office 365, Gsuite, ecc…).
Esistono veri e significativi risparmi grazie alla riduzione dell’hardware e dei costi generali tanto che questi sono da tempo gli elementi comuni di quasi tutti i progetti, così comuni, infatti, che potrebbero ora non offrire più un vantaggio competitivo.

Nella prima ondata di adozione del cloud, molte aziende hanno utilizzato un approccio “lift and shift” in cui i carichi di lavoro e le applicazioni sono stati migrati nel cloud con modifiche minime o nulle. Ciò ha prodotto una serie iniziale di vantaggi, compresi i risparmi sopra menzionati, ma c’è ancora un grande potenziale per ottenere molto di più.

Per molte organizzazioni, ottenere un livello aggiuntivo di vantaggi derivanti dal cloud richiede un approccio diverso. In particolare, lavorando verso una mentalità cloud-native, riorganizzando persone e processi e rielaborando le applicazioni tenendo sempre presente il cloud-native, le organizzazioni possono massimizzare i benefici dei loro sforzi.

I potenziali vantaggi di diventare cloud-native

Entro il 2020, il 75% delle applicazioni acquistate a supporto del business digitale dovrebbe (fonte Gartner) essere costruito internamente anziché acquistato (Make vs. Buy), e ciò è dovuto almeno in parte al modo in cui le architetture cloud-native e il low-code stanno riducendo le barriere di ingresso per lo sviluppo su vasta scala.

In definitiva, la promessa del cloud-native è triplice:

Diminuzione del time to market.
Le organizzazioni impiegano una parte significativa del loro tempo e del loro impegno nella gestione dell’infrastruttura: provisioning, configurazione e gestione delle risorse. A peggiorare le cose, la tradizionale divisione del lavoro tra i team di sviluppo e le operation IT comporta spesso troppi passaggi decisionali per consentire una reazione in tempo reale alle spinte di mercato.

Attraverso soluzioni cloud-native, le aziende possono passare a DevOps o anche a NoOps automatizzando tali punti di decisione. Ulteriori tempi morti derivanti dalle funzioni delle operations IT possono essere ridotti trasformando le decisioni su provisioning, ridimensionamento, integrazione continua, test di regressione e implementazione a zero downtime in attività automatizzate. Ciò consente alle aziende di risolvere nuove sfide lasciando i problemi noti all’automazione. Mantenendo un equilibrio tra i team, la cultura e la tecnologia giusti, le aziende possono distribuire intere soluzioni software più velocemente, favorire l’innovazione e aumentare l’agilità.

Costi inferiori.
Nella maggior parte delle aziende, circa l’80% del budget IT viene speso semplicemente per accendere le luci anziché far avanzare l’organizzazione. Nel frattempo, si stima che circa il 30% della capacità del data center sia effettivamente una percentuale di inattività.

Con funzionalità come il calcolo elastico, il ridimensionamento automatico, la fatturazione a consumo e i modelli pay-per-use, il cloud-native computing aiuta le organizzazioni a spostarsi da costose infrastrutture sempre attive e reindirizzare i risparmi verso lo sviluppo di nuove funzionalità. I risparmi indiretti sui costi possono anche derivare da una maggiore resilienza e tempi di inattività ridotti che possono derivare dalla ridondanza, dalla tolleranza ai guasti, dai servizi debolmente accoppiati e dal ripristino automatico; tutti vantaggi automatizzati e derivati dalle architetture cloud-native.

Estensibilità e sicurezza.
La regola “se funziona, non toccarlo” non è più sufficiente. Per rimanere competitivi, è importante che le imprese innovino continuamente e aggiungano funzionalità a prodotti e servizi consolidati. Ciò richiede che le architetture siano sufficientemente estensibili e robuste per supportare il cambiamento senza rischiare downtime nelle operazioni esistenti.

I modelli di architettura cloud-native si basano su microservizi quasi completamente disaccoppiati, riducendo notevolmente il rischio operativo e di sicurezza di guasti gravi. Gli strumenti di containerizzazione , nel frattempo, hanno aumentato la modularizzazione delle applicazioni in blocchi più piccoli e più gestibili. Tra i risultati vi sono una maggiore agilità ed estensibilità, poiché le aziende possono aggiungere o aggiornare nuovi moduli senza dover ricostruire intere applicazioni. In Google, ad esempio, tutto, da Gmail a YouTube a Google Search, viene eseguito in container: l’azienda lancia oltre 2 miliardi di nuovi container ogni settimana, circa 200.000 al minuto.

Un viaggio evolutivo

L’elaborazione, gli approcci e il modo di pensare cloud-native possono offrire un mondo di nuovi vantaggi e non solo quelli che possono essere ottenuti utilizzando l’approccio lift-and-shift, ma questo non deve essere considerato come una strada a senso unico. Piuttosto, il viaggio applicativo da un mondo monolitico on-premise a un mondo cloud-native è un continuum. Dalle macchine virtuali ai container ai modelli serveless, sono i vari punti  e le tappe che lungo la strada possono offrire ricompense sempre crescenti (Figura 1).

Man mano che gli sforzi nel cloud delle organizzazioni maturano, queste possono ottenere un valore crescente migrando verso approcci più avanzati nel tempo, concentrandosi gradualmente meno sulla parte meccanica delle operations e più sui risultati aziendali. I successi ad ogni livello possono essere usati per aiutare a passare e spostare questi vantaggi al livello successivo.


La tecnologia cloud è veramente potente nella sua capacità di fornire nuovo valore alle organizzazioni per ogni livello di maturità aziendale. La maggior parte delle aziende oggi ha almeno iniziato un viaggio nel cloud attraverso l’approccio lift-and-shift o anche solo utilizzando servizi gestiti dai grandi player. Con i conseguenti risparmi in mano, ora possono spostarsi ulteriormente lungo la strada verso il cloud-native per una migliore innovazione, una trasformazione più avanzata e un’esperienza cliente più ricca.

Il mondo del cloud-native non obbliga ma permette di pensare in grande. Tutte le aziende dovrebbero considerare un approccio cloud-native dimenticando completamente l’infrastruttura e ricostruendo i propri modelli di business come software che vive sulle esigenze mutevoli dei loro clienti. Per fare questo i managers devono considerare e dividere i software strategici da quelli meno legati al business e costruire un lungo piano in cui acquisteranno come servizio le (meno strategiche / SaaS) commodities e integreranno la strategia dei loro software decisivi e fondamentali con queste.